Storytelling (Italian Edition) by Christian Salmon

Storytelling (Italian Edition) by Christian Salmon

autore:Christian Salmon [Salmon, Christian]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2014-07-15T22:00:00+00:00


«Loro raccontano una storia, noi recitiamo una litania»

Capolavoro di manipolazione, Ashley’s Story può essere vista come la consacrazione, rivisitata dallo storytelling, di un mestiere nato vent’anni prima nel mondo politico americano, quello di “consigliere in comunicazione”, o spin doctor. Questo termine, inventato dai consiglieri di Ronald Reagan nel 1984, apparve per la prima volta durante il suo confronto televisivo con il candidato democratico Walter Mondale. Quest’ultimo prevalse nettamente sul presidente uscente, sicché Lee Atwater, consigliere di Reagan, alla fine del dibattito dichiarò: «Ora usciamo e ribalteremo il seguito» («spin this afterward»). Questo seguito era il “dibattito sul dibattito”, diventato oggi tanto importante nelle campagne presidenziali quanto il dibattito stesso, che permise a Reagan, grazie a un’intensa campagna di spinning, di essere proclamato vincitore del confronto.

Lee Atwater, scomparso nel 1991, era l’esempio perfetto di questi consiglieri che operavano nell’ombra e che il giornalista ribattezzò spin doctor il 21 ottobre 1984, il giorno stesso del dibattito, in un editoriale del «New York Times». Il termine si riferiva alla distorsione e al capovolgimento. Si ispirava all’effetto che si dà a una palla da tennis o di biliardo, o ancora al modo di far girare una trottola. Gli spin doctor si definivano dunque come degli agenti di influenza che fornivano argomenti, immagini e regia al fine di produrre l’effetto di opinione desiderato. Nel libro New Political Dictionary, l’editorialista conservatore William Safire definisce il termine “spin” come la «creazione deliberata di nuove percezioni e il tentativo di controllare le reazioni politiche»201.

All’indomani della sconfitta dei democratici nel 2004, James Carville, uno degli spin doctor della vittoria di Bill Clinton nel 1992, dichiarava: «Credo che potremmo eleggere uno qualunque degli attori di Hollywood, a condizione che abbia una storia da raccontare; una storia che dica alla gente che cos’è il paese e come lo vede»202. «Un racconto è la chiave di tutto», confermava Stanley Greenberg, specialista di sondaggi per il partito democratico. Qualche giorno dopo, durante la trasmissione Meet the Press, James Carville fu ancor più esplicito: «I repubblicani dicono: “Vi proteggeremo dai terroristi di Teheran e dagli omosessuali di Hollywood”. Noi diciamo: “Siamo per l’aria pura, scuole migliori, più assistenza sanitaria”. Loro raccontano una storia, noi recitiamo una litania»203.

Ma è veramente un racconto l’affermazione «Vi proteggeremo dai terroristi di Teheran e dagli omosessuali di Hollywood»? Forse no, se ci si attiene a categorie prettamente letterarie. L’uso di questa frase nel contesto delle elezioni, tuttavia, provocava di fatto l’immersione degli elettori republicani in un universo narrativo. Secondo la sociologa Francesca Polletta, James Carville intendeva dire che «gli elettori repubblicani erano spinti a scegliere gli eroi contro i cattivi; personaggi nuovi che attualizzavano il vecchio teatro della minaccia, della vendetta e della salvezza. I democratici, invece, dovevano optare per un’arida lista di temi della vita quotidiana»204. I repubblicani, a suo avviso, erano riusciti a presentare i temi della campagna elettorale sotto forma di un intreccio facile da capire, facendo appello a emozioni semplici come la paura, la solitudine, il bisogno di protezione. Chiamavano sul palcoscenico elettorale eroi simpatici



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